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Perché è così difficile fermarsi… e semplicemente respirare?

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n teoria, nulla è più semplice che fermarsi un attimo e fare un respiro profondo. Eppure, per molti di noi, è una delle cose più difficili da fare. Quante volte ce lo ripetiamo (“devo rallentare”, “mi serve una pausa”), ma finiamo per restare incastrati nella corsa, nella lista di cose da fare, nella mente che gira a mille?


Il mito della produttività continua

Viviamo in una cultura che valorizza la performance, l’efficienza, il fare continuo. Fermarsi viene spesso percepito (in modo implicito o esplicito) come perdita di tempo, debolezza, inefficienza. Questo condizionamento sociale si traduce in una forma di iperattivazione cronica, in cui il nostro sistema nervoso resta costantemente in allerta, anche quando non ce n’è bisogno.


Il corpo lo sa: siamo in modalità “sopravvivenza”

Dal punto di vista neurofisiologico, quando siamo sotto pressione attiviamo il sistema nervoso simpatico: il cuore accelera, il respiro si fa corto, il corpo si prepara all’azione. È una risposta utile… ma solo per brevi periodi. Se però non ci concediamo mai il “reset”, restiamo bloccati in uno stato di allarme costante.

Fermarsi e respirare consapevolmente significa attivare il sistema parasimpatico, quello della calma, del recupero, della rigenerazione. Ma per chi è abituato a correre, questo passaggio può risultare inizialmente quasi minaccioso: il corpo non è più abituato a rilassarsi, e la mente cerca subito un nuovo appiglio.


Una soglia psicologica (e identitaria)

C’è anche una dimensione più profonda: fermarsi significa entrare in contatto con sé stessi, e questo può far emergere emozioni, pensieri, sensazioni che abbiamo silenziato nella frenesia. Respirare diventa allora un atto potente, perché ci riporta al momento presente e alla nostra vulnerabilità. In un certo senso, fermarsi ci disarma, ci fa uscire dal personaggio del “controllo”, e ci chiede di essere semplicemente umani.


Allora perché provarci?

Perché proprio nel momento in cui ci fermiamo e respiriamo, iniziamo a riprogrammare il nostro sistema nervoso, recuperiamo lucidità, ritroviamo il confine tra “urgenza” e “importanza”. La scienza lo conferma: anche solo 2-3 minuti di respirazione consapevole possono ridurre i livelli di cortisolo, migliorare la capacità decisionale e regolare le emozioni.


Fermarsi e respirare è un atto semplice solo in apparenza. In realtà, è un gesto controculturale, rivoluzionario e profondamente rigenerante.

Non si tratta di “perdere tempo”, ma di rientrare in contatto con noi stessi, il nostro corpo, e ciò che conta davvero.

 
 
 

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