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Il paradosso del multitasking: perché fare tutto ci fa fare meno


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Viviamo nell’illusione di poter fare tutto insieme: rispondere a una mail mentre ascoltiamo un collega, controllare il telefono durante una riunione, saltare da un task all’altro per "ottimizzare i tempi". Ma la scienza è chiara: il multitasking non esiste. O meglio, esiste solo nella nostra percezione.

In realtà, il cervello non svolge più compiti cognitivi complessi contemporaneamente, ma passa rapidamente da un’attività all’altra – e ogni passaggio ha un costo.


Il mito della produttività simultanea

Il nostro cervello è progettato per la concentrazione selettiva, non per la gestione parallela di compiti che richiedono attenzione.Quando crediamo di "multitaskare", stiamo in realtà attivando una modalità chiamata task-switching, ovvero uno spostamento rapido e continuo del focus tra un compito e l’altro.

Studi del MIT (Massachusetts Institute of Technology) mostrano che ogni volta che passiamo da un’attività all’altra, il cervello impiega diversi secondi per “riavviarsi”, perdendo tempo ed efficienza (Marois & Ivanoff, 2005).Secondo David Meyer, professore di psicologia all’Università del Michigan, il multitasking può ridurre la produttività fino al 40% e aumentare gli errori.


Effetti cognitivi e psicologici

Un celebre studio dell’Università di Stanford (Ophir, Nass & Wagner, 2009) ha dimostrato che i “media multitaskers” abituali hanno prestazioni peggiori in compiti di attenzione, memoria e flessibilità cognitiva rispetto a chi è abituato a lavorare in modo focalizzato.In altre parole: più ci abituiamo al multitasking, meno siamo capaci di concentrarci.

Inoltre, la continua alternanza di focus può attivare il sistema nervoso simpatico, mantenendoci in uno stato di allerta mentale costante, con effetti su stanchezza, irritabilità e burnout (Mark, Gudith, & Klocke, 2008).


Perché lo facciamo?

  • Per abitudine sociale: oggi la velocità è spesso scambiata per efficacia

  • Per ricerca di stimoli: ogni nuovo input (notifica, messaggio, news) attiva un rilascio di dopamina

  • Per ansia da performance: sentiamo di dover “fare di più per sentirci abbastanza”

  • Perché scambiamo l’urgenza per importanza

Ma in realtà, più ci sovraccarichiamo, più diventiamo dispersi, stanchi, meno creativi.


L'alternativa: attenzione strategica

Esiste un’alternativa realistica e sostenibile: l’attenzione strategica, ovvero la capacità di:

  • dare priorità

  • essere presenti a ciò che si fa

  • creare micro-rituali di focalizzazione (es. spegnere notifiche, lavorare a blocchi, fare pause consapevoli)


Secondo uno studio di Killingsworth & Gilbert (2010) pubblicato su Science, “la mente che vaga è una mente meno felice”: le persone si dichiarano più soddisfatte quando sono presenti a ciò che stanno facendo, qualunque sia l’attività.


Il multitasking sembra efficiente, ma è solo un’illusione cognitiva. Fare meno, ma con più presenza, non è solo una scelta saggia: è una strategia neuroefficiente. Perché ogni volta che ci focalizziamo davvero, attiviamo la nostra intelligenza, la nostra energia e la nostra autenticità.

 
 
 

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